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Zanshin. La lezione della tigre.

Nelle Arti Marziali, la disposizione interiore espressa dalla postura eretta e rilassata

in cui ci si pone, dal momento che precede fino a quello che segue un combattimento

o l’esecuzione di un kata, non è un dettaglio trascurabile. Anzi, direi che è l’essenza stessa dell’Arte, perché definisce la qualità del Praticante, al di là del suo livello tecnico che,

in tal caso, è relativamente secondario.


Il nome giapponese di questo particolare stato di Presenza è Zanshin: zan (mantenere)

shin (spirito). Ovvero: "mantenere lo spirito allerta, presente nel qui e ora".


Nelle Arti Marziali Giapponesi, prendendo posizione ed entrando nello stato di Zanshin,

si usa pronunciare in modo calmo ma deciso la parola "Yoi", traducibile come “sono pronto".

Da quel momento, la disposizione interiore sarà simile a quella di un arciere con la freccia incoccata, sul punto di rilasciarla. Una stato interiore di pura presenza, espansa a 360 gradi,

attenta e priva di pensieri o attese, centrata nel qui e ora.


Anche fuori dal Dojo, un buon Praticante sa entrare istantaneamente in Zanshin, appena un'anomalia richiama la sua attenzione. In Zanshin lo sguardo è quieto e aperto, come la superficie immobile di un lago che riflette il paesaggio nell'insieme, cogliendo ogni dettaglio ma senza soffermarsi su nulla in particolare. Il volto è sereno e dissimula ogni intenzione.


Di fronte a un Praticante con uno Zanshin di alto livello, si può percepire una sensazione

di pericolo, di attacco imminente. Anche se l'espressione del viso è calma e la postura immobile, senza nessun segno di aggressività, si percepisce che lo stato interiore è simile

a quello di una tigre che osserva impassibile la preda che si avvicina. E quella preda sei tu.


Ecco perché, nello stesso momento in cui due combattenti di buon livello si fronteggiano, dalla qualità percepita del rispettivo Zanshin è subito chiaro a entrambi chi è il più forte,

al di là di come eventualmente andrà il combattimento. Se mai combattimento seguirà. Infatti, un forte Zanshin può fare la differenza, perché è in grado di destabilizzare

la centratura dell’avversario intercettando e inibendo l'intenzione di attacco.


In una situazione di combattimento reale, è possibile che di fronte a un forte Zanshin l'attaccante percepisca che potrebbe avere la peggio e decida quindi di rinunciare.

Questo è per me il livello massimo di espressione dello Zanshin, che in tal modo concretizza il principio Yoseikan, ovvero: "l'Arte Marziale è una Via per fermare il combattimento”.


Se invece l'aggressione ci sarà comunque, secondo il principio Ni Sente Nashi

(non attaccare mai per primi) l'attacco verrà accolto, assorbendo nel vuoto ogni forza dell'avversario. La tecnica di risposta, sorgerà da sé, plasmandosi sull'attacco.

Ma sarà comunque di secondaria importanza, perché in forte superiorità di Zanshin,

anche un contrattacco di potenza mediocre potrà rivelarsi letteralmente invisibile

e fatale per l'avversario, colto in stato di Zanshin debole e squilbrato.


Ecco perché, come recita il quinto dei venti Precetti del Karate del M° Gichin Funakoshi: "Nell'Arte, lo spirito viene prima della tecnica."


(Bruno Banone)


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