Il Quadrato Magico di Sator (o di Rotas ) è un sigillo formato da cinque parole latine, composte da cinque lettere, leggibili in modo palindromo sia in verticale che in orizzontale, disposte a formare un quadrato. È un simbolo già presente nel periodo paleocristiano
e fu ritrovato per la prima volta tra le rovine di Pompei. Alcuni studiosi gli attribuiscono connessioni con la Tradizione Ebraica e Mitriaca, ma la sua presenza in siti Templari
ne fanno un simbolo legato anche al Cristianesimo Esoterico più recente.
Il Quadrato Magico di Sator nel tempo divenne noto negli ambienti esoterici dove alcuni
gli attribuiscono un valore magico. Perfino varie formule di esorcismo sono sintetizzate anagrammando le cinque parole del quadrato. Altri studiosi ne danno un’interpretazione
di carattere filosofico, teologico o gnostico, traendone differenti motti e significati.
Tra le varie interpretazioni, trovo molto interessante quella proposta dallo storico tedesco Ludwig Diehl, che propone di utilizzare una sequenza di lettura spesso usata per decriptare le iscrizione antiche. In pratica, bisogna leggere la prima parola in alto, da sinistra a destra, la seconda da destra a sinistra, la terza da sinistra a destra e così via, ottenendo così
la sequenza: SATOR OPERA TENET AREPO ROTAS.
SATOR (seminatore) ai tempi dell’antica Pompei indicava l’uomo, il lavoratore, colui che TENET (tiene) OPERA (lavoro) inteso come lavoro fisico per realizzare le opere materiali, ma, se vogliamo, anche l’Opera, la realizzazione di sé stesso attraverso il Lavoro.
La terza parola palindroma è AREPO, ovvero colui che presiede l’Areopago, la collina
di Atene dove si riuniva il Collegio della Suprema Magistratura dello Stato, presieduta dal Re, che qui, come contraltare di SATOR (seminatore/Uomo), si può intendere Dio, colui che dispone della sorte degli uomini, ovvero che TENET (tiene) le ROTAS (ruote), termine che
gli antichi Latini utilizzavano con il significato di “ruote della fortuna” o “ruote del destino”.
SATOR OPERA TENET AREPO ROTAS, letteralmente: “Il seminatore le opere tiene, l’Areopago, le ruote.” Se vogliamo: “L’uomo propone e Dio dispone.”
Ecco che le parole del Quadrato Magico evidenziano la contraddizione duale insita in ogni cosa dell’Universo e assume il senso di monito e di memento per il saggio che riflette
sul significato del libero arbitrio concesso all'uomo, che è dato in uno spazio delimitato
e in un tempo che non attende, ovvero su come conciliare la facoltà umana di decidere
delle proprie azioni con la consapevolezza che il proprio destino è nelle mani di Dio.
Gli umani sono obbligati a scegliere e l’opzione di non scegliere non è data perché
in ogni caso anche il non decidere è una decisione, che porta alle relative conseguenze
da affrontare operando nuove scelte o non scelte. Il che fa comprendere che l'Uomo
può solo decidere “come” attraversare le vicende del suo destino, cambiandone il senso.
In fondo, anche quando l’essere umano è in grado di darsi un obiettivo e raggiungerlo,
ciò è comunque il risultato scaturito da una serie di scelte precedenti, di si e di no e di svolte a destra o a sinistra nei bivi incontrati nel percorso tra apparire, scomparire e, si dice, riapparire, attraversando come una sinusoide senza soluzione di continuità questo piano materiale, dove qualsiasi decisione è comunque una variabile prevista nell’algoritmo
di questo percorso umano inevitabile e necessario, giacché AREPO TENET ROTAS.
Sarà per questo motivo che gli antichi Greci indicavano con lo stesso nome, Ananke (ἀνάγκη), Fato, Destino e Necessità.
(Bruno Banone)

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Photo by: M Disdero - Taken at Oppede, Luberon, France
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